Motto del movimento...

A nessuno é chiesto di professare qualcosa in cui non crede.Se costui é monarchico però, collabori a costruire, non a distruggere

giovedì 25 giugno 2009

Brogli in IRAN !


Partito Democratico di Unità Monarchica

Comunicato Stampa


Il Partito Democratico di Unità Monarchica dopo giorni di attenta analisi circa gli sviluppi post elettorali in Iran dichiara quanto segue.



- Condanna ferma circa le responsabilità dei disordini in corso tra istituzioni (colpevoli di evidenti brogli) e popolazione che chiede giustizia.
- Conferma della sfiducia nelle istituzioni repubblicane, qualunque esse siano (parlamentari, presidenziali, democratiche, popolari o islamiche) nel garantire la trasparenza necessaria oggi come un tempo nelle operazioni di voto e di scrutinio del voto.
- Conferma della nostra opinione circa l’evidente conflitto tra significato semantico e significato reale o palpabile nella quotidianità della vita, delle parole “repubblica” e “democrazia”.
- Condanna altrettanto ferma delle poche ed opportunistiche dichiarazioni o dei misurati ed interessati provvedimenti presi a livello nazionale ed internazionale nei confronti dell’Iran. Risulta evidente infatti che gli interessi particolaristici, politici ed economici dei vari Paesi nel mondo sull’area interessata da questi fatti, sono più importanti della calpestata Libertà di un popolo.

mercoledì 10 giugno 2009

repubblica delle vergogne ?


Partito Democratico di Unità Monarchica

Comunicato Stampa

Appreso dall’Agenzia ANSA della visita del Dittatore Libico in Italia, non abbiamo potuto che provare vergogna da italiani prima e da monarchici poi, per la scandalosa politica estera espressa dal governo della repubblica italiana.
Ci dissociamo non solo dalla linea del governo, ma anche e soprattutto dalle parole del Presidente della repubblica Giorgio Napoletano.
Il Partito Democratico di Unità Monarchica infine, concorda ed appoggia la decisione del gruppo dei Senatori del PD di non presiedere in Senato al discorso che sarà pronunciato dal dittatore domani in aula.


(ANSA) - ROMA, 10 GIU - I senatori del PD non saranno in Aula domani mattina in Senato quando prendera' la parola il presidente della Libia Muammar Gheddafi. Il colonnello parlera' nella veste di presidente dell'Unione africana. La decisione di non partecipare e' scaturita dalla riunione del gruppo dei senatori. La presidente Anna Finocchiaro scrivera', secondo quanto si e' appreso, una lettera al presidente del Senato Renato Schifani per spiegarne le ragioni


(ANSA) - ROMA, 10 GIU - 'L'Italia di oggi non e' piu' l'Italia di ieri. Con l'Italia di oggi c'e' pace, collaborazione e amicizia', Muammar Gheddafi. Il leader libico lo ha detto dopo aver incontrato prima Berlusconi a Ciampino e poi Napolitano al Quirinale. 'Si e' chiusa una lunga pagina dolorosa con la Libia', ha detto il premier Berlusconi mentre per il presidente Napolitano questa visita puo' 'contribuire a una nuova fase di relazioni fra i due Paesi gettando le basi di un piu' intenso partenariato'.





martedì 9 giugno 2009

La politica dei galantuomini

Alfredo Covelli il monarchico
C'era un tempo in cui la politica era passione, coraggio. Capacità di mobilitare ed emozionare le folle. Eppure i protagonisti di quel tempo, in molti casi, sapevano affiancare a una grande capacità comunicativa, finezza culturale, rispetto dell'avversario, educazione e sobrietà.

Signori della politica. Oggi forse un poco dimenticati. E un simbolo di quegli anni lontani in cui si ricostruiva l'Italia economica e politica è sicuramente Alfredo Covelli, scomparso nel giorno di Natale di dieci anni fa. Un uomo, e chi lo ha conosciuto lo ricorda bene, che dotato di un personale carisma sapeva guadagnarsi senza fatica, come un fatto naturale, il rispetto di amici e avversari. Lo stanno a testimoniare i messaggi che un rivale dello spessore del capo dei comunisti italiani come Palmiro Togliatti inviava al capo dei monarchici. L'iniziativa di pubblicare l'archivio storico del capo indiscusso dei monarchici italiani è un tentativo lodevole per rompere il silenzio che accompagna quegli uomini troppo recenti per essere ricordati dagli storici e troppo lontani per apparire sui giornali, ma che invece andrebbero conosciuti da vicino, non tanto o non solo per le loro intuizioni. Anche per un modo di interpretare la politica. Per quella signorilità d'altri tempi. Per quel rispetto delle istituzioni che deve essere fondamento anche oggi.

Alfredo Covelli inizia la sua attività politica mentre è ancora in corso la guerra. Di fede monarchica, rafforza la sua convinzione quando in gioco è la sopravvivenza della monarchia italiana. Ma la sua importanza politica si evidenzia soprattutto all'indomani del referendum del 2 giugno, quando una parte dei politici e degli intellettuali pensa soprattutto al loro futuro cercando spazio nei partiti dichiaratamente repubblicani. Oppure in qualche caso si isolano. Covelli col suo partito, diverse saranno le sigle tra scissioni e faticose ricomposizioni, mantiene un legame col passato ma con obiettivi moderni: il tentativo di affermare una destra liberale. Così non c'è spazio per tentativi ribellistici e reazionari, ma la via maestra resta quella della democrazia. Del rispetto delle regole democratiche e delle istituzioni. Sono gli anni prima del centrismo e poi del centrosinistra in cui Covelli recita un ruolo. Non solo riempiendo le piazze, o con i successi personali nelle seguitissime tribune politiche. Ha un ruolo di dialogo e di confronto a livello parlamentare con i leader, specialmente democristiani del tempo. Potrebbe aspirare anche a ruoli di potere solo se avesse voluto. Ma preferisce restare fedele ai suoi principi e al progetto politico di una formazione di destra democratica e moderna.
L'occasione la offre la creazione con Almirante del Msi-Dn. Quasi una prova generale di quello che sarà in futuro An. Covelli partecipa a questa costruzione, è il presidente del nuovo schieramento. Ma i tempi non sono maturi. La Dc, fino a quel momento il vero scudo contro il comunismo, arranca, i socialisti fallita la riunificazione, sono tentati da un Pci in crescita e vivono un grave momento di crisi da cui usciranno solo con la segreteria Craxi. C'è bisogno dunque di rafforzare il vecchio scudocrociato con nuove forze o nuove alleanze. Il progetto di una grande destra non va avanti. La strada con Almirante si divide. È il 1979 e Covelli decide di mettere fine alla sua avventura politica. Secondo i testimoni del tempo non mancano le offerte personali a Covelli. Ma le lascia cadere. Fuori dalla battaglia politica, vive da spettatore gli anni di Tangentopoli. La caduta di un mondo ormai orfano degli uomini del dopoguerra, privato di quelle tensioni ideali che avevano caratterizzato le scelte della sua generazione.

da : Il Sole 24 Ore